Cattedrale di Santa Maria Assunta

La facciata della Cattedrale di Castellammare di Stabia. Il Tempio, dedicato alla Madonna Assunta, risale alla fine del ‘500 ed è, nella sua monumentale eleganza, il “cuore” della Cristianità Stabiese.

Il nostro viaggio, sulla via che da Stabia conduce a Sorrento, inizia in un luogo carico di significato, per certi versi iconico. Ci troviamo, infatti, nella cappella di San Michele, posta nella Cattedrale di Castellammare di Stabia. L’edificio, costruito a partire dal 1587, fu eretto per volere di mons. Ludovico Maiorano. Questi scelse, per la costruzione del duomo, un luogo davvero particolare, che, nell’800, fu definito “area Christianorum”. Si trattava di una zona da cui emersero, grazie a numerosi scavi archeologici, reperti (oggi nel Museo Diocesano) che testimoniano diverse fasi della storia stabiese più remota, cioè tra il I sec. e l’alto Medioevo. Ma torniamo alla Cattedrale: mons. Maiorano, grazie al supporto economico dell’amministrazione cittadina, affidò i lavori di costruzione dell’edificio all’arch. Pietro Antonio de Sanctis. Nei secoli successivi, sino alla fine dell’800, numerosi interventi di abbellimento e di allargamento, specie quelli promossi da mons. Francesco Saverio Petagna, resero la cattedrale di Castellammare di Stabia, dedicata all’Assunta e a San Catello (Patrono cittadino), un vero e proprio gioiello dell’architettura meridionale. Il tempio, nella sua solenne maestosità, è a croce latina, articolato in tre navate con cinque cappelle per lato.

La statua di San Michele Arcangelo, in marmo bianco, risale al ‘400; fu scolpita probabilmente da un allievo del noto scultore lombardo Jacopo dalla Pila e destinata, per la venerazione dei fedeli, alla cappella dedicata all’Arcangelo, posta sul monte Faito.

Nel presbiterio, terminato a fine ‘800, si aprono due cappelle per lato, donando all’edificio un elegante equilibrio architettonico. Sull’altare maggiore, risalente al ‘700, si può ammirare una tela di Nunzio Rossi, raffigurante “L’Assunta” (‘600). Tra i dipinti, conservati nell’edificio sacro, si segnalano un “Compianto su Cristo Morto” attribuito a Luca Giordano, una “Deposizione dalla Croce” di Cesare Fracanzano, una “Traditio Clavium” di Giuseppe Bonito, un “San Nicola di Bari” di Giovan Battista Spinelli e una tela di Alonso Rodriguez raffigurante “Il Sacrificio di Isacco”. Particolarmente importante, per il suo legame con la città, è la cappella di San Catello, che conserva, sull’altare maggiore, la miracolosa statua lignea del Patrono, realizzata, nel 1609, dallo scultore Giovan Battista Vigliante. Giungiamo, infine, al luogo di partenza del nostro cammino, cioè alla cappella di San Michele Arcangelo, realizzata, nel 1887, per iniziativa di mons. Petagna. Conserva, sull’altare, una meravigliosa statua in marmo raffigurante “San Michele”, ascrivibile, con molta probabilità, a qualche scultore prossimo a Jacopo dalla Pila (XV sec.). Secondo la tradizione, questa statua, originariamente venerata sul Monte Faito, fu trasferita nel Duomo per testimoniare il legame tra l’Arcangelo e i Santi Antonino e Catello. I due “compagni”, prima di ascendere agli onori degli altari, si ritirarono sul Faito in eremitaggio e lì, tra le balze rocciose, furono visitati in sogno da San Michele, che indicò loro una località in cui costruire un oratorio. Nasceva così, nel segno dell’Arcangelo, un rapporto destinato a legare assieme Antonino e Catello, Stabia e Sorrento. Un ideale abbraccio che, a distanza di secoli, dura ancora oggi in quella che è la struttura ecclesiale locale: l’Arcidiocesi di Sorrento - Castellammare di Stabia.