Basilica Sant’Antonino Abate

Nell’alto Medioevo, sul sepolcro del monaco Antonino (Patrono di Sorrento), i sorrentini eressero un piccolo oratorio. Con il passare del tempo, l’edificio fu ampliato e abbellito, assumendo, specie tra ‘600 e ‘700,  l’aspetto che conserva tuttora. La chiesa di Sant’Antonino fu dapprima retta da un arciprete nominato da Re e poi affidata, dal ‘600, ai padri Teatini, che la custodirono, tra alterne vicende, sino al 1866. Elevata a Basilica Pontificia il 12 dicembre 1924, oggi la chiesa, la più amata e frequentata dai sorrentini, è officiata da un rettore, nominato dall’arcivescovo di
Sorrento-Castellammare di Stabia.

Superando la severa facciata, d’età barocca, si accede all’interno dell’edificio sacro, un vero e proprio scrigno di arte e di fede. La chiesa, di impianto basilicale, è a tre navate, divise da dodici fusti di colonne; appena entrati, alzando lo sguardo in alto, si resta colpiti dal soffitto della navata centrale, diviso in cassettoni dipinti.

Al centro, opera di Gian Battista Lama, si ammira una tela raffigurante “La Figlia di Sicardo, duca di Benevento, liberata dal D

emonio”(1734). Al lati, sempre sul soffitto, si notano altre due tele del Lama, raffiguranti due Santi Teatini: “San Gaetano Thiene” e “Sant’Andrea Avellino”. Questi due Santi, tra l’altro, sono raffigurati nelle due più importanti tele poste nelle navate laterali, opere, ascrivibili alla scuola napoletana del ‘600.

Tornando alla navata centrale, sempre in alto, lungo le pareti tra gli archi e, superiormente, tra i finestroni della Basilica, si possono ammirare una serie di affreschi che riproducono scene di vita e i miracoli operati da Sant’Antonino. L’altare maggiore, raffinata opera del ‘700 in marmi policromi proveniente dal soppresso Monastero della Trinità , è sormontato da un ciclo di affreschi, opera del pittore Sorrentino Giuseppe Agellio, raffiguranti “Sant’Antonino tra i Santi Vescovi sorrentini Renato, Valerio, Bacolo e Atanasio”. Più in basso, accanto a due armadi reliquiari risalenti al ‘600, si notano due tele di Giacomo del Po, che riproducono “La Sacra Famiglia” e “La Madonna che porge il Bambino a San Gaetano”. Sempre di del Po, nel transetto, si possono ammirare due tele di grandi dimensioni: “Sant’Antonino che libera Sorrento dalla peste del 1656” e “Sant’Antonino che protegge Sorrento dall’assedio di Giovanni Grillo nel 1648”.

Al di sotto dell’abside, raggiungibile mediante due scalinate con balaustre marmoree, è visitabile il “Succorpo” (la cripta del Santo). In questo ambiente, ricco di ex voto anatomici e dipinti, riposano le spoglie di Sant’Antonino, sormontate da un altare e da una statua lignea del Patrono, mirabile lavoro di fine ‘600. Alle pareti si notano sei ovali del pittore Carlo Amalfi, raffiguranti i quattro vescovi Sorrentini, San Gennaro e San Nicola. Alle spalle dell’altare della cripta, si possono ammirare, al di sopra di due altarini, un miracoloso Crocefisso (avvolto da una guaina d’argento del ‘500) e un antico affresco della “Madonna delle Grazie”.

Da notare, infine, la sagrestia della Basilica, un vero e proprio museo: vi si conservano, oltre alla statua argentea del Santo (di fine ‘500), quadri e oggetti d’arte che testimoniano la fede e la devozione dei sorrentini verso il Patrono.

Sulla tomba di Sant’Antonino, Patrono di Sorrento, si chiude idealmente il nostro cammino, che ha intrecciato, lungo i chilometri percorsi, fede e arte, storia e leggenda; da Castellammare a Sorrento, nel segno di Antonino e Catello, ma soprattutto nel segno di San Michele Arcangelo, abbiamo vissuto un vero e proprio cammino di ri-nascita. Un po’ come avvenne al bambino che, ingoiato da una balena, fu miracolosamente salvato da Sant’Antonino e potè tornare, sano e salvo, tra le amorevoli braccia della madre. Noi, al termine di questo itinerario, abbiamo compreso che, sulle orme dei Santi, l’antico riaffiora un po’ ovunque, segno della religiosità e delle antiche devozioni che tuttora sopravvivono.