Il Santuario della Lobra e l’antica cattedrale
Grazie ad un saggio di A. Vuolo veniamo a conoscenza di un abbazia benedettina a Massa, dedicata a S. Pietro, giù a Marina della Lobra; ne faceva parte la chiesa che poi divenne la prima cattedrale della città, dedicata a S. Maria della Lobra. Vuolo cita varie fonti e in particolare Augustin Lubin che scrive: «Presso Massa Lubrense [si trova] la chiesa comunemente detta di S. Maria Vergine della Lobra, come se prendesse nome dall’antico tempio (delubrum) di Minerva, prima sotto il titolo di S. Pietro alla marina, un tempo adibita a cattedrale».
Quando nacque la diocesi di Massa Lubrense nel 1024, quasi sicuramente l’abbazia venne impiegata come episcopio. I primi vescovi di Massa erano detti lobrani, probabilmente non solo per il forte legame con la Madonna della Lobra, ma anche perché l’intera Marina Lobra, con tutti i giardini che gradualmente salivano verso Quarazzano, erano di loro proprietà e li essi vivevano quasi come in un feudo. La cattedrale era a tre navate divise da colonne, l’abside ospitava l’affresco ancora integro con la Madonna in trono e il bambino in braccio. La collocazione della sede vescovile così vicina al mare, creò non pochi problemi, infatti era spesso oggetto di restauri perché continuamente danneggiata dalle tempeste e dai pirati.
A seguito del tsunami del 1343 il vescovo fu costretto a trasferirsi in un luogo più sicuro. Scelse allora di costruire episcopio e cattedrale all’Annunziata. Anche la nuova chiesa fu intitolata a S. Maria della Lobra. Per duecento anni tutti i documenti indicano, sia la chiesa alla marina che quella all’Annunziata come cattedrali. Una era conosciuta come S. Maria la Vecchia e l’altra come S. Maria la Nova.
Sul finire del XVI sec. la chiesa alla Marina era ormai così danneggiata da costringere i massesi ad intervenire in modo drastico per salvare l’affresco. Si riunì il parlamento della città e deliberò di edificare una nuova chiesa con al fianco un convento in un luogo più protetto. Così grazie alla disponibilità del vescovo che concesse un terreno della Mensa, dell’Università e del Pio Monte dei Poveri di Massa fu edificato il Santuario. Nel 1570 Costanzo Parascandalo tagliò la parte centrale dell’affresco e processionalmente l’ho trasportò nella chiesa attuale. Poco dopo, nel 1584, il santuario fu affidato ai frati Minori di S. Francesco.
La cattedrale all’Annunziata.
“Serrata la finestra mi posi sopra il letto, ma dopo avere un buon pezzo vegliato, cominciando a dormire, mi risvegliò un rumore e un terremoto, il quale non solo aperse le finestre, e spense il lume ch’io soglio tenere la notte, ma commosse dai fondamenti la camera dov’io stava”… si dice che questa tempesta abbia infuriato lungo tutto l’Adriatico, il Tirreno e per ogni dove.” Con queste parole il Petrarca ricorda lo tsunami che si abbatté sul Golfo di Napoli nel 1343. I danni che arrecò a tutte le città costiere, compresa Massa, furono immensi. A seguito di ciò il vescovo fu costretto a trasferirsi dalla Marina della Lobra in un luogo più sicuro. scelse l’ Annunziata dove costruì una nuova cattedrale con al fianco l’episcopio.
La nuova chiesa fu intitolata a Maria SS. della Lobra e per distinguerla da quella alla Marina, sempre e comunque ricostruita, fu detta Maria SS. della Lobra nova o S. Maria la nova mentre l’altra era detta Maria SS. della Lobra vecchia. Entrambe, nei documenti, sono indicate come cattedrali anche se nella nuova chiesa fu trasferita la cattedra del vescovo e li rimase fino alla soppressione della diocesi avvenuta nel 1818. Con lo spostamento definitivo della cattedrale in località Palma, la chiesa cambiò intitolazione e divenne la chiesa dell’Annunziata.
Nel 1565 mons. Giovan Battista Palma la concesse in uso al conservatorio Ave Gratia Plena, un ente benefico istituito da Marco Cangiano nel suo palazzo di famiglia a fianco della chiesa. Nel corso degli secoli, tutto il complesso, è stato oggetto di notevoli trasformazioni fino a giungere alla forma attuale. In esso sono custodite opere diverse opere del D. Guarino, una splendida pala d’altare raffigurante la Madonna del Rosario di Silvestro Buono e il prezioso altare in marmi pregiati del Sammartino.
La cattedrale della Madonna delle Grazie a Palma
Il 22 aprile del 1506 il parlamento della città si riunì, su proposta di mons. Castaldo, per decidere in merito alla costruzione di una nuova cattedrale a Palma. Questa scelta non era condivisa dai massesi che, nonostante si trovassero in serie difficoltà economiche, avevano provveduto a restaurare ed abbellire le altre due cattedrali a Marina della Lobra e all’Annunziata. Nonostante la forte opposizione della cittadinanza, il vescovo riuscì ad ottenere un parere favorevole. Alla riunione era stata invitata la confraternita di s. Erasmo, la cui sede era una chiesa in località Palma. Loro decisero di offrirla al vescovo in modo da ampliarla e trasformarla nella nuova cattedrale. La popolazione ostacolò in tutti i modi questa scelta, tanto che la posa della prima pietra avvenire nel cuore della notte del 25 marzo del 1512. La fabbrica andò avanti molto a rilento tanto che si dovette arrivare all’ 8 luglio del 1543 per consacrare la chiesa.
Nel 1526 mons. Marchesi era divenuto nuovo vescovo di Massa, era un uomo molto colto e un ottimo mecenate. Una volta insediatosi decise di dare una svolta alla costruzione modificando il progetto iniziale. Convocò i confratelli di S. Erasmo proponendogli un nuovo accordo, in base al quale, l’antica chiesa doveva essere rasa al suolo per far posto al nuovo edificio. La confraternita accettò e in cambio ottenne la cappella che oggi è di S. Cataldo.
Così la nuova chiesa fu costruita a croce latina con tre navate. In fondo alla crociera furono costruite due cappelle una dedicata a s. Erasmo e l’altra al SS. Salvatore. Al centro del presbiterio si elevava una splendida cupola affrescata con le storie della Genesi da Andrea da Salerno oggi coperta dal catino absidale. Tra la cupola e il coro dei canonici fu collocato lo splendido polittico della Madonna delle Grazie opera del celebre Marco Cardisco. Purtroppo, quest’opera è andata distrutta, resta solo la pala centrale raffigurante la Madonna delle Grazie. Nella crociera i maestri scalpellini della città scolpirono quattro cappelle in pietra di Massa. Tra le opere di maggior pregio che ancora si possono ammirare figura il Battesimo di Cristo di Girolamo Imparato e gli affreschi di Fattorusso.
Parrocchia del SS. Salvatore di Schiazzano
Il casale di Schiazzano era abitato fin dall’epoca romana. Nel corso dei secoli, essendo collocato al centro del territorio e facilmente raggiungibile da tutti i casali, fu scelto come dimora dalle famiglie più potenti della città. Ricordiamo in particolare i Cangiano, i Romano, i Mollo e i de Martino. Erano tutte molto ricche, di nobili origini e ben inserite a corte. La loro forza economica proveniva dal commercio marittimo e dalla gestione dei banchi di loro proprietà a Napoli. Erano le proprietarie anche dei velieri che svolgevano traffici nel Mediterraneo. La loro ricchezza ancora si intravede nei principali palazzi del casale, quello dei Mollo di fronte alla chiesa, dei Romano sulla salita di Schiazzano e quello dei Cangiano nel luogo più alto.
In quest’ultimo, nel corso del XV sec., fu ospitato il vescovo e tutta curia prima della costruzione della cattedrale a Palma. La parrocchia del ss. Salvatore fu adibita per un breve lasso di tempo a cattedrale. Questa chiesa è uno splendido esempio di arte barocca. Costruita nel XV sec. dalla famiglia Cangiano, era stata elevata in parrocchia già prima del 1521. Contrariamente a quanto si è sostenuto in passato non è mai stata ricostruita. La data che si legge sull’architrave della porta d’ingresso 1624 si riferisce al periodo in cui ebbe inizio la sua trasformazione barocca. È ad una sola nave con tre altari per lato e due cappelle una di fronte all’altra poste prima del presbiterio. Sopra l’altare di marmi commessi del Settecento campeggia una splendida pala d’altare raffigurante la Trasfigurazione risalente al XVI sec. Ospita opere di Domenico Guarino, Michele Regolia, de Matteis.
Il pavimento è opera di Ignazio Chiaiese di Leonardo il figlio del riggiolaro che realizzò la cacciata dall’Eden nella chiesa di s. Michele ad Anacapri.
Il Conservatorio del SS. Rosario a Monticchio
All’inizio del XVIII sec. Cristina Olivieri nobildonna napoletana era spesso ospite della famiglia Tizzano nel casale di Monticchio, in questo luogo lei amava rifugiarsi per godere della bellezza della natura e della salubrità dell’aria. Era una donna molto forte, animata da una profonda fede. Nel 1723, volendo fondare un conservatorio a Massa e proprio nel casale che più amava, decise di comprare alcuni terreni nei pressi della parrocchia. Fu così che ebbe inizio la costruzione del conservatorio della Madonna del Rosario.
Fin dall’inizio la Olivieri si trovò ad affrontare una lunga serie di ostacoli, primo fra tutti la reazione dei massesi che cercarono in tutti i modi di bloccare la costruzione. Fu solo grazie all’intervento del vescovo, mons. Giacomo Maria de Rossi, che riuscì nel suo intento. Mentre procedeva la costruzione la madre Olivieri chiese di porre il nuovo conservatorio sotto la regola di s. Domenico. Poco dopo entrarono in monastero tre nipoti di Ignazio Chiaiese celebre riggiolaro napoletano. Ignazio era figlio di Leonardo l’artista che aveva realizzato il pavimento con la cacciata dall’Eden nella chiesa di s. Michele ad Anacapri. Rimase molto colpito dalla Olivieri tanto da decidere di sostenere la sua opera con i proventi del suo lavoro. Fu lui, dopo la morte della madre, ad occuparsi della costruzione della chiesa e di completare la fabbrica del conservatorio. In questo luogo si possono ammirare alcune delle sue opere più belle: il pavimento della chiesa e i pannelli nel chiostro.
Il più grande lo vede ritratto in ginocchio davanti alla Madonna a ricordo perenne della sua conversione. Dopo la morte di madre Olivieri iniziò subito il processo di beatificazione arrivò ad essere proclamata Serva di Dio.