Luoghi d’Arte da Visitare a Castellammare di Stabia

Concattedrale Santissima Maria Assunta e San Catello

La Concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello è la principale chiesa di Castellammare di Stabia: dedicata all’Assunzione di Maria, al suo interno di venera anche san Catello, patrono della città stabiese, nonché compatrono dell’arcidiocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia.

I lavori di costruzione iniziarono il 22 novembre 1587 e venne parzialmente aperta al culto nel 1643. Importanti lavori di restauro e ampliamento che portarono alla creazione del transetto e del presbiterio, oltre alla cappella di San Catello, si ebbero tra il 1875 e il 1893, anno in cui venne consacrata dal vescovo Vincenzo Maria Sarnelli.

La chiesa è a forma di croce latina ed è divisa in tre navate, una centrale, affrescata nella volta da Vincenzo Paliotti nel 1893, e due laterali: la prima cappella nella navata sinistra conserva il battistero e una tala di Giuseppe Bonito, mentre, alla metà della navata destra si apre la cappella di San Catello, con statua lignea del santo risalente al 1609. Sull’altare maggiore è una tela raffigurante l’Assunzione di Nunzio Rossi. Degno di nota l’altare dell’Ara Pacis con tela della deposizione attribuita a Jusepe de Ribera o alla sua scuola e la cappella di San Michele, con statua del santo, proveniente dalla chiesa sul monte Faito.

Nel 2019, nella sala capitolare, è stato sistemato il presepe napoletano, con pastori a grandezza naturale, datati nel periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo.

Al di sotto della concattedrale, durante i lavori di ampliamento del XIX secolo, venne scoperta una necropoli romana, dalla quale si rinvennero sarcofaghi, lucerne, resti di colonne e altre suppellettili di epoca paleocristiana. Attualmente non è visitabile.


Chiesa di Gesù e Maria

La chiesa di Gesù e Maria fu costruita tra il 1614 e il 1615; nella prima metà del XIX secolo venne completamente restaurata e decorata in stile barocco.

Internamente si presenta a navata unica con quattro cappelle su ogni lato; la volta è affrescata con la Gloria di Cristo di Vincenzo Galloppi del 1899. Sull’altare maggiore è posta la tela della Beata Vergine del Soccorso o del Rifugio, opera di Luca Giordano; si conservano anche due opere di Paolo De Matteis, un San Catello attribuito a Ippolito Borghese e una macchina per le 40 ore, realizzata in legno policromo da intagliatori napoletani tra il XVIII e il XIX secolo. Annessa alla chiesa è una biblioteca contenente oltre 20.000 volumi.


Museo Diocesano Sorrentino Stabiese polo Stabiese

La sezione stabiese del Museo diocesano sorrentino stabiese è stata istituita nel 2008 e raccoglie principalmente reperti di epoca romana ritrovati nella cosiddetta area christianorum, una necropoli al di sotto della vicina concattedrale di Castellammare di Stabia, durante i lavori di costruzione della cappella di San Catello alla fine del XIX secolo.

Oltre a resti di colonne, lapidi, capitelli e lucerne, tra le opere principali esposte al museo si annoverano un cippo miliare che ricorda la riapertura della strada da Nuceria Alfaterna e Sorrentum a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79, il sarcofago di Caio Longinio Prisco sul quale sono scolpite Apollo, Minerva e le Muse, una fibula in ossa su cui è scolpito l’abbraccio tra i santi Pietro e Paolo e una statua in terracotta di San Biagio, proveniente dall’omonima grotta.


 

Grotta di San Biagio

La grotta di San Biagio, chiamata anche Ipogeo dei Santi Giasone e Mauro, era un’antica cava di tufo di epoca romana, utilizzata per la costruzione delle soprastanti ville di Stabia. Tuttavia già all’epoca dei romani assunse probabilmente il ruolo di tempio pagano, dedicato forse a Plutone, e successivamente divenne un cimitero paleocristiano. Tra il VI e l’VIII secolo, i benedettini lo trasformarono in un oratorio e lo dedicarono al culto di san Michele oltre ai santi Mauro e Giasone: è probabile che proprio Giasone sia stato successivamente interpretato come Biagio, poiché in alcuni documenti risultava che fosse intitolato a un certo Iasone. Abbandonata dei benedettini tra il XVI e il XVII secolo, venne affidata alla confraternita dei cardatori di lana i quali avevano come protettore san Biagio; alla fine del XVII secolo era utilizzata come ritrovo di malviventi e briganti, tant’è che il vescovo Annibale di Pietropaolo ne dispose la chiusura e spostò il culto di san Biagio nella cattedrale di Castellammare di Stabia.

Nella grotta è presente un ciclo di affreschi realizzati in diverse epoche che coprono un periodo compreso tra il IX e l’XI secolo: le figure sono in parte a grandezza naturale e raffigurano personalità sacre come Cristo, la Madonna e santi. Attualmente è chiusa.