Vico Equense - Centro storico - Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni

Il nostro percorso, destinato a concludersi a Sorrento, sulla tomba del Monaco Antonino, fa tappa a Vico Equense, l’antica “Equa”.

Oggi, per via del tumultuoso sviluppo urbanistico, non è semplice ricostruire un’immagine dell’antica città equana. Posta e sviluppatasi al di sopra di una vasta terrazza tufacea, a picco sul mare, Vico Equense è una sorta di “comunità verticale”, perché si compone di borghi che, via via, si aggrappano alle alture, in un ideale percorso verso il massiccio del Monte Faito. Tuttavia, il centro storico vicano conserva testimonianze di grande interesse; è possibile, tra i vicoli superstiti, osservare stemmi, portali e decorazioni medievali, nonché materiali di “spolio” (riuso di antiche vestigia) inseriti in strutture moderne.

In questa realtà, dove l’antico sembra riaffiorare quasi con discrezione, bisogna di certo notare i monumenti di maggiore interesse, tra cui il cosiddetto “castello Giusso” (una dimora nobiliare ricavata nell’antico, possente fortilizio angioino), L’Arciconfraternita dell’Assunta (una chiesa, completamente rifatta nel ‘700, che ospita l’omonima Confraternita, organizzatrice della processione nera del Venerdì Santo) e la meravigliosa chiesa di Santa Maria delle Grazie a Puntamare, sulla cui facciata, restaurata nel ‘700, si possono ammirare due statue, raffiguranti i Santi Ciro e Giovanni (Patroni di Vico Equense).

I monumenti di maggiore interesse, tuttavia, sono le due chiese principali, intitolate, rispettivamente, alla SS. Annunziata e ai Santi Ciro e Giovanni.

Iniziamo dalla chiesa più antica, incoronata, per la magnifica posizione, come la chiesa più bella della Penisola Sorrentina (e forse tra le più belle d’Italia): l’antica cattedrale della SS. Annunziata. Fu edificata, agli inizi del ‘300, al di sopra di una falesia tufacea a picco sul mare e, per iniziativa del vescovo Giovanni Cimmino, fu destinata ad ospitare la sede vescovile. L’impianto basilicale, a tre navate, conferisce alla chiesa della SS. Annunziata un fascino unico. In origine, questa chiesa fu costruita rispettando doviziosamente lo stile gotico allora in voga (XIV sec.), tuttavia, in seguito, fu più volte rimaneggiata. Solo di recente, grazie a profondi restauri, sono riaffiorate tracce gotiche (specie nell’abside).

La facciata, di recente riportata all’antico splendore, risale al ‘700 e fu commissionata dal vescovo Paolino Pace. Entrati all’interno, si possono notare, sul lato sinistro della chiesa, le cappelle, costruite nel ‘300 e, nel corso dei secoli, più volte rimaneggiate.

In fondo, nell’area absidale, si possono ammirare cinque tele ascrivibili alla bottega del pittore Giuseppe Bonito: al centro, in tutta la sua eleganza, spicca la tela raffigurante “L’Annunciazione” (1733), mentre, ai lati, si ammirano quattro tele che riproducono “Storie della Vergine”. Sono da notare, infine, il sepolcro in marmo del vescovo Repucci, alcuni frammenti di affreschi trecenteschi (visibili, nella cappella destra dell’abside, assieme ad un meraviglioso crocifisso del ‘400), il coro ligneo dei canonici, il sepolcro di mons. Paolo Regio e la sacrestia, in cui sono affrescati, in una serie di tondi, tutti i vescovi noti della diocesi equense.

Più a monte, in una zona che nel passato era priva di costruzioni, sorge la meravigliosa chiesa dei Santi Ciro e Giovanni, che conserva le Reliquie dei Patroni di Vico Equense. Fu costruita, con molta probabilità, nel XIII sec. e sin dalle origini fu dedicata ai Santi Ciro e Giovanni, particolarmente venerati in Campania.

Attorno a questa piccola chiesetta, particolarmente amata dai vicani, si andò sviluppando un piccolo agglomerato di abitazioni, ricordato come “casale di San Ciro”.

Nel XVI sec., stando alle fonti, fu elevata a parrocchia ma alla fine del ‘600, un po’ per la vetustà delle strutture, un po’ per le accresciute esigenze di culto, il pubblico parlamento di Vico Equense stabilì di ricostruire ex novo la chiesa dei Santi Ciro e Giovanni. A spronare la comunità, infatti, era stato l’arrivo in città delle reliquie dei due Santi, nonché l’acquisto di un meraviglioso Busto argenteo di San Ciro.

I lavori di costruzione, tra alterne vicende, durarono sino al 1774, quando il sacro tempio fu solennemente benedetto da mons. Paolino Pace. Via via, nei secoli successivi, la chiesa dei Santi Ciro e Giovanni fu abbellita e allargata ulteriormente, fino alle trasformazioni del 1967, che ne alterarono pesantemente la forma. Tra le opere d’arte, conservate tra le austere navate, sono da segnalarsi: il Busto di San Ciro, fuso, in argento, alla fine del ‘600; due tele settecentesche, di scuola napoletana, raffiguranti “La Madonna del Rosario” (sulla parete sinistra del presbiterio) e “Sant’Anna, San Gioacchino e la Vergine Bambina” (parete destra del presbiterio); la meravigliosa statua dell’Immacolata, scolpita, nel 1743, da Francesco Picano; le statue dei Patroni di Vico, San Ciro e San Giovanni, in legno e cartapesta, risalenti alla fine del ‘700.